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“A glass with” Massimo Pasetti, Responsabile Commerciale della pluripremiata Cantina Pasetti.

In questo nuovo appuntamento con A glass with”, condividiamo un calice di vino con Massimo Pasetti per parlare della storia, dei progetti e dei successi di Vini Pasetti, una cantina abruzzese con un passato lungo 5 generazioni, situata nel cuore del Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga.

L’azienda è gestita da Domenico – Mimmo – insieme ai suoi tre figli che si sono divisi il lavoro: Francesca Rachele gestisce la parte amministrativa, Davide è enologo e si occupa della produzione dei vini mentre Massimo è responsabile commerciale.

“Il vino è un’esperienza di vita, non una scienza esatta”. Partiamo da questa frase così emblematica pronunciata da tuo padre per chiederti di raccontarci della Cantina Pasetti e di quali sono i valori che la rendono unica.

La Cantina Pasetti è un’azienda a carattere familiare, da ormai cinque generazioni. Nel ‘99 mio padre, Mimmo, ha preso in mano la direzione della cantina, realizzando il suo grande sogno: quello di iniziare a fare vini di qualità.

Il vino non è una scienza esatta perché ci vogliono grande passione e dedizione per essere dei buoni viticoltori. Avvicinarsi a questo mondo equivale a dare sempre il massimo, essere pronti a sbagliare e a imparare dai propri errori, perché purtroppo non esiste una ricetta segreta, una formula magica per fare il vino.

Si lavora con madre natura, e madre natura ogni anno è diversa, è imprevedibile, non la si può comandare ma si può solo cercare di assecondarla.

Quindi mio padre decise di espiantare tutti i vigneti di famiglia che erano stati lasciati nella zona costiera, limitrofi alla cantina, per andare a investire in zona pedemontana, da 550 metri.

Il primo investimento è stato a Pescosansonesco, una terrazza sul mare che gode delle influenze marittime durante il giorno, mentre durante la notte arriva lo sbalzo termico dalla montagna. Qua produciamo grandi rossi e bianchi.

Dopo di che ci siamo spostati ancora più nell’interno, nella vallata del Tirino a 450 m su un altopiano circondato dalle creste delle montagne che formano un anello, dove vige un microclima molto più costante. Siamo a Capestrano, sempre a 80km dalla costa, con temperature miti, un terreno scarico, scheletrico, molto povero, ricco di ciottoli e sabbia, depositati con lo sciogliersi del ghiacciaio, dove irrighiamo i nostri vigneti con l’acqua del Tirino, il fiume più pulito d’Europa.

Questo territorio è molto più idoneo per bianchi e rosati.

Avete recentemente acquistato Forca di Penne, un feudo che fu dei Medici. Si parla di viticoltura estrema, eroica, ai limiti della fattibilità. Perché questa scelta?

Siamo andati a investire ancora più in alto, a 1050 m, per far fronte ai cambiamenti climatici.

Andando in altura è come se stessimo spostando i nostri vigneti più la nord; la maturazione zuccherina è più lenta ma la maturazione fenolica dei tannini naturali dell’uva arriva prima, questo si traduce in un gusto morbido ma comunque con una buona dose di acidità.

Stiamo lavorando il terreno proprio in questi giorni, questo progetto darà i suoi frutti nell’arco di dieci anni che sono le tempistiche nel mondo del vino.

Che rapporto c’è tra la Cantina Pasetti ed il territorio abruzzese?  Che tipo di agricoltura praticate?

Ci troviamo nel Parco Nazionale del Gran Sasso e Monti della Laga: siamo gli unici ad avere la concessione di utilizzo del logo del parco perché abbiamo dimostrato e certificato che i nostri prodotti vengono tutti ed esclusivamente da quel territorio che è una riserva, dove utilizziamo un’agricoltura integrata e sostenibile.

I prodotti che andiamo ad usare sulle nostre piante sono di estrazione naturale, quindi a contatto con l’ossigeno dopo 48 ore questi elementi si disgregano, non rimane concentrazione sul terreno, né tantomeno nell’uva né nel vino.

La nostra agricoltura è più che naturale, più che biologica, più che sostenibile. Parliamo di agricoltura sinergica, caratterizzata da un grande rispetto della microbiologia, degli insetti presenti in natura e dell’apparato micotico del terreno.

Mio fratello, l’enologo, attraverso azioni meccaniche è riuscito ad abolire totalmente la chimica in cantina e anche la solforosa. Quindi noi non utilizziamo nelle fasi di trasformazione la solforosa, ma la sostituiamo con grandi quantità di anidride carbonica allo stato solido: il ghiaccio secco che crea un film che impedisce l’ossidazione del vino.

Il 2022 è stato un anno di grandi successi per La Cantina Pasetti, e il 2023 non sembra essere da meno, basti pensare alla Corona per il vostro Harimann 2015 (Vini più buoni d’Italia) o alla medaglia d’oro per il vostro Testarossa Riserva 2018 vinta alla GILBERT GALLARD INTERNATIONAL CHALLENGE. Quali sono i piani futuri?

Stiamo progettando la nuova cantina ormai da anni.

Questo è il nostro mestiere, è la nostra vita, abbiamo cinque generazioni alle spalle e almeno altre cinque ce ne saranno. Tutto quello che non faremo noi sarà comunque portato avanti dalla famiglia, l’importante è restare concentrati sulla qualità e sul prodotto per far sì che il nostro brand continui ad essere sinonimo e garanzia di qualità.

Purtroppo l’Abruzzo è una regione un po’ svantaggiata: da secoli siamo la regione cisterna d’Italia insieme alla Puglia. Abbiamo una grandissima produzione di uva, di cui ben i 2/3 sono destinati ad essere imbottigliati in un’altra regione. Il Montepulciano viene usato per dare corpo e colore ad altri vini del Nord Italia, privando i consorzi di qualsiasi possibilità di controllo dell’offerta.

L’estate è finalmente arrivata, quali vini consigli alla nostra community per accompagnare le serate all’aria aperta?

Per l’aperitivo consigliamo il nostro bianco Rachele, che è un taglio Chardonnay e Pecorino molto immediato e di facile riconoscimento, molto fruttato con un bel corpo, in grado di accompagnare perfettamente un aperitivo senza appesantire.

Abbiamo la Testarossa Passerina, un vino floreale, dalla grande acidità, con una bollicina studiata per esplodere in bocca e andare ad aumentare la percezione del gusto di questo vino. Perfetto per accompagnare pesce crudo, un cibo molto tenue e delicato.

Poi consigliamo il Pecorino Collecivetta. Quest’anno abbiamo unito le uve di Pescosansonesco e Capestrano, per creare un Pecorino a tutto tondo che mantiene la grande nota fruttata tropicale esotica e chiude con dei sentori floreali. Un vino che si presta bene ai primi e ai secondi non troppo grassi.

Come non nominare poi il Rosato, che qui in Abruzzo viene bevuto anche a colazione. È un vino che si presta bene per accompagnare l’acidità del pomodoro, quindi perfetto con uno spaghetto al sugo o una pizza.

Un rosso servito in Abruzzo per accompagnare il pesce grigliato o sotto sale è il Diecicoppe, un rosso giovane, fresco e vinoso.

Qual è il vostro vino iconico?

Sicuramente il nostro Testarossa Montepulciano, che nacque in occasione del Battesimo di mia sorella. Avendo i capelli rossi mio padre decise di dedicarle una bomboniera particolare prendendo il vino migliore che aveva in cantina, la bottiglia più strana che è riuscito a trovare sul mercato e commissionando un’etichetta in pelle ad un artista di zona, Emilio Patrizi.

Questa bomboniera fece impazzire tutti, amici e parenti che l’avevano ricevuta, al punto da costringere mio padre a mettere in produzione questo vino.

Concludiamo con una domanda personale, quando e come hai deciso di lavorare nell’azienda di famiglia? C’è un ricordo particolare o un aneddoto che vuoi condividere con noi?

Fin da piccoli siamo sempre stati tutti molto partecipi all’attività di famiglia. Io sono da sempre un po’ il Jolly: trasporto le uve, mi occupo della manutenzione dei macchinari speciali, gestisco l’etichettatrice e mi sono sempre interessato all’aspetto packaging, perché sono quello con la vena artistica in famiglia.

Mio fratello, più tecnico e analitico, si presta bene per il ruolo di enologo, mia sorella cura l’aspetto burocratico e amministrativo, mio padre cura le vigne avendo l’esperienza e la sensibilità giuste per capire il potere di un territorio e mia madre tiene uniti tutti noi e concretizza ogni aspetto.

Nessuno di noi ha scelto questo mestiere, ci siamo ritrovati a farlo e ce ne siamo innamorati nel tempo.

La dedizione e la passione per questo lavoro si è creata ed è cresciuta con noi.

A glass with Massimo Pasetti termina qui, lo ringraziamo ancora per aver condiviso con noi un calice di vino e facciamo un grande in bocca al lupo all’Azienda Pasetti per i suoi progetti futuri!

Team editoriale GAG Wines

Vini Pasetti

www.pasettivini.it