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I metodi di invecchiamento del vino: un viaggio nel tempo (e nel mare).

Diverse sono le tecniche che i maestri vinificatori utilizzano per affinare i loro vini, ciascuna con il proprio tocco distintivo, che aggiunge complessità e profondità ad ogni sorso.

Tra queste, il metodo sottomarino, una pratica innovativa e misteriosa, ha catturato l’immaginazione degli appassionati e degli esperti del settore.

L’affinamento sott’acqua viene utilizzato per creare vini speciali, da collezione, pezzi unici, basti pensare al fascino di una bottiglia vissuta dal mare , scolpita da elementi corallini, alghe e conchiglie.

Prima di immergerci nei fondali del mare, scopriamo i metodi di maturazione tradizionali.

L’invecchiamento tradizionale: la quintessenza della terra.

La maturazione del vino, comunemente definita invecchiamento, è quella fase di affinamento che avviene prima del suo imbottigliamento

Si tratta di un periodo necessario al vino per accordare le sue componenti in un insieme armonico.

L’affinamento si differenzia in base alle diverse tipologie di contenitore in cui viene effettuato, da cui derivano i diversi metodi di invecchiamento del vino:

1. Maturazione in botti di rovere

Tradizionalmente l’invecchiamento del vino avviene in botti di rovere, un metodo che ha radici profonde nella storia dell’enologia. Il rovere conferisce al vino aromi distintivi di vaniglia, spezie e tostatura, mentre il micro-ossigeno che filtra attraverso il legno ammorbidisce i tannini e arricchisce la struttura del vino.

Questo processo può durare da pochi mesi a diversi anni, a seconda del tipo di vino e degli obiettivi del produttore.

Il tipo di rovere utilizzato può variare: il rovere francese, noto per la sua grana fine, tende a impartire sapori più sottili e complessi, mentre il rovere americano, con la sua grana più larga, può conferire note più pronunciate di vaniglia e cocco.

Anche la maturazione in bottiglia gioca un ruolo cruciale.

In un ambiente controllato, lontano da luce e calore, il vino continua a evolversi, sviluppando aromi terziari complessi come cuoio, tabacco e cioccolato.

Per vini Riserva l’invecchiamento può essere avvenuto prima in botti di vetroresina, cemento o acciaio e successivamente in botti di legno. In alcuni casi invece esclusivamente in botti di legno, come per  il Brunello di Montalcino o il Barolo.

Ogni apertura di una bottiglia invecchiata è un momento di scoperta, un tuffo nel passato del vino.

2. Maturazione in anfora

Un altro metodo affascinante di invecchiamento è quello che utilizza le anfore, grandi contenitori di terracotta che risalgono all’epoca degli antichi Romani e Greci. Questo metodo è stato riscoperto e adottato da diversi produttori moderni che cercano di coniugare tradizione e innovazione.

Le anfore permettono una micro-ossigenazione simile a quella delle botti di rovere, ma senza aggiungere i sapori del legno. Questo metodo esalta le caratteristiche varietali dell’uva e del terroir, producendo vini puri e autentici. Il contatto con le pareti porose dell’anfora contribuisce anche a una leggera chiarificazione naturale del vino, riducendo la necessità di interventi chimici.

3. Maturazione in cemento

L’uso dei contenitori di cemento per la maturazione del vino è una pratica che ha guadagnato popolarità negli ultimi anni. I serbatoi di cemento, spesso rivestiti di resina epossidica, offrono un ambiente inerte che non influisce sui sapori del vino, permettendo comunque una leggera micro-ossigenazione.

Questo metodo combina i vantaggi delle botti di rovere e delle anfore, mantenendo la freschezza e la purezza del frutto mentre favorisce lo sviluppo di una texture complessa. I vini affinati in cemento tendono a mostrare un’eleganza particolare, con aromi puliti e definiti.

Per un vino giovane come il Lambrusco, l’invecchiamento avviene in fusti di acciaio, cemento o vetroresina, materiali considerati neutri perché permettono al vino di rimanere fedele ai suoi aromi e alle sue fragranze originarie.

Il metodo Sottomarino: un abbraccio delle profondità del mare

Non solo in cantina, il vino può essere affinato anche negli abissi marini.

Tra l metodi di invecchiamento più affascinanti e innovativi, la tecnica del sottomarino rappresenta una nuova frontiera dell’arte vinicola. In questo metodo le bottiglie vengono immerse nei fondali marini e lasciate a riposare nelle profondità del mare.

Questa pratica, nata quasi per caso, ha rivelato risultati sorprendenti, che hanno conquistato gli intenditori di tutto il mondo.

L’idea dell’invecchiamento sottomarino è emersa da un incidente fortuito, quando alcune bottiglie di vino furono recuperate da relitti sommersi e risultarono straordinariamente ben conservate e migliorate. Questo ha ispirato i produttori a sperimentare deliberatamente l’affinamento nelle profondità marine.

Ma cosa rende unico questo metodo di maturazione?

Le condizioni del fondale marino offrono un ambiente straordinariamente stabile: temperatura costante, assenza di luce e una leggera pressione che favorisce l’evoluzione del vino. Inoltre, il movimento continuo delle correnti marine contribuisce a un’integrazione più armoniosa degli aromi e dei sapori.

La temperatura costante, solitamente intorno ai 10-14 gradi Celsius, è ideale per il lento affinamento del vino, mentre l’assenza di luce previene la degradazione causata dai raggi UV.

La leggera pressione subacquea può influenzare il processo di maturazione, accelerando alcune reazioni chimiche benefiche nel vino.

Il fascino del mare: un’esperienza sensoriale unica

Le bottiglie maturate in mare acquisiscono caratteristiche uniche. Al naso, i vini sottomarini spesso rivelano note marine delicate, che ricordano la salsedine e la brezza dell’oceano. Al palato, la freschezza e la vivacità del vino vengono esaltate, accompagnate da una texture sorprendentemente morbida e vellutata.

Ma l’affinamento sottomarino non è solo una questione di gusto. È un’esperienza sensoriale completa che evoca il mistero delle profondità marine. Ogni bottiglia recuperata dal mare porta con sé un frammento di quella magia, trasformandosi in un oggetto di desiderio per i collezionisti e gli appassionati.

Mercato del metodo sottomarino ad oggi

Secondo Jamin Portofino, prima azienda italiana nata e specializzata in servizi per il cantinamento subacqueo di vini e distillati, oggi i vini vengono invecchiati sott’acqua in Francia, Spagna, Italia, Grecia, Stati Uniti, Cile, Sudafrica, Australia, ma il numero totale di cantine che affina con vini sott’acqua (con metodologie diverse), corrisponde a solo qualche decina nel mondo.

Tra i pionieri dell’affinamento negli abissi marini vi è l’azienda vinicola ligure Bisson che nel 2009 ha creato una cantina nei fondali marini a largo delle coste di Portofino e ad oggi immerge nei fondali 30.000 bottiglie tra spumante classico “Abissi,” Rosé e Riserva, gran parte delle quali sono destinati a mercati esteri.

Vi è poi La Tenuta del Paguro di Brisighella che dal 2010 immerge bottiglie di Merlot, Sangiovese, Albana e Cabernet nel relitto di una piattaforma petrolifera al largo di Ravenna che affondò nel lontano 1965.

Degna di nota anche la Cantina sarda Santa Maria la Palma che produce l’Akènta Sub, un vino speciale prodotto con uve di Vermentino di Sardegna, affinato nei fondali delle acque del Parco di Porto Conte.

Conclusione: un tuffo nel futuro dell’enologia

Mentre il rispetto per le tradizioni enologiche resta fondamentale, l’innovazione attraverso metodi come l’affinamento sottomarino dimostra che il mondo del vino è in continua evoluzione.

Questa pratica non solo amplia gli orizzonti del gusto, ma arricchisce anche il nostro rapporto con il vino, facendoci sognare di mondi sommersi e di antiche civiltà perdute.

È l’incontro perfetto tra terra e mare, tra tradizione e innovazione, tra sogno e realtà.

 

Il team di GAG Wines

Fonti: Quattrocalici, VinHood, Datron, Svinando, Jamin Underwaterwines