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Vini dealcolizzati: rivoluzione o eresia?

Dopo anni ad inseguire i vini biologici e quelli naturali, ecco che arrivano i vini dealcolati o dealcolizzati, una delle innovazioni più controverse nel mondo del vino.

Negli ultimi anni la produzione di vini senza alcol ha sollevato discussioni accese tra enologi, sommelier e wine lovers.

Se da una parte sempre più persone cercano alternative alcol-free che non compromettano il gusto e l’esperienza sensoriale di un bel calice di vino, dall’altra troviamo i puristi, che rifiutano l’idea con indignazione.

In questo articolo capiremo meglio come è nato il vino dealcolico, come si fa a togliere l’alcol dal vino e che sapore ha il vino dealcolizzato.

Cosa Sono i Vini Dealcolizzati?

I vini dealcolizzati sono veri e propri vini dai quali è stato rimosso l’alcol pur mantenendo il sapore e l’aroma originali della bevanda.

Questo processo permette di mantenere gran parte delle caratteristiche organolettiche del vino, come il gusto, l’aroma e la struttura, riducendo però il contenuto alcolico a meno dello 0,5% vol.

In pratica, si tratta di un’alternativa per chi desidera godere dell’esperienza del vino senza gli effetti dell’alcol. La gradazione alcolica, seppur minima, è comunque presente per via della fermentazione degli zuccheri.

In Italia, affinché un prodotto possa essere chiamato “vino” deve presentare una gradazione alcolica di almeno il 9%, salvo alcune eccezioni legate a denominazioni particolari. Mentre, come già specificato, il vino dealcolizzato, secondo la Direttiva Europea 2021/2117, ha un tasso di alcol non superiore a 0,5% vol. Infine, il “vino parzialmente dealcolizzato” ha un tasso alcolometrico compreso tra 0.5% e 9%

Come sono stati inventati questi vini?

Facciamo un viaggio indietro nel tempo per scoprire le origini di questa invenzione.

L’idea di rimuovere l’alcol dal vino non è recente.

Già nei primi del Novecento, si sperimentavano tecniche per ridurre il contenuto alcolico delle bevande.Tuttavia, non c’è un “inventore” specifico del vino analcolico; la produzione e la raffinazione di questa categoria di bevande sono il risultato di numerosi contributi nel campo della scienza e della tecnologia alimentare.

Come avviene il processo di dealcolizzazione?

La dealcolizzazione del vino può avvenire tramite diverse tecniche, tra le più comuni abbiamo: :

  1. la distillazione a vuoto: questa tecnica sfrutta la bassa pressione per ridurre il punto di ebollizione dell’alcol, permettendo così di separarlo dal vino senza surriscaldare eccessivamente il liquido, preservando quindi gli aromi e i sapori delicati;
  2. osmosi Inversa: in questo processo, il vino viene fatto passare attraverso una membrana semi-permeabile che separa l’alcol e l’acqua dagli altri componenti. L’alcol viene poi rimosso dall’acqua e il vino concentrato viene ricostituito con’ acqua de-alcolizzata;
  3. colonne a cono rotante: questa tecnologia utilizza colonne riempite con coni rotanti per separare l’alcol dai composti aromatici del vino attraverso la centrifugazione.
Vini senza alcol si o no?

Senza dubbio i vini dealcolati rappresentano una valida alternativa alle classiche bevande analcoliche occasionali, per andare incontro alle esigenze di chi non può o non vuole bere, per motivazioni fisiche, culturali o personali.

Nonostante ciò i vini dealcolati hanno moltissimi detrattori.

In primis, si ritiene che la rimozione dell’alcol alteri il gusto e l’equilibrio del vino, rendendo l’esperienza non autentica.

L’assenza di alcol, inoltre, espone il prodotto a maggior rischio di contaminazione microbica, aspetto che porterebbe i produttori ad aggiungere conservanti, soprattutto se l’imbottigliamento avviene in un luogo diverso rispetto alla dealcolazione.

“Un Barolo dealcolato non sarà mai come il Barolo classico”, sostiene Marzio Dal Cin, presidente della Dal Cin.

Il vino dealcolato ha sfumature e aromi diversi.

Molti bianchi senz’alcol hanno spesso sentore di succo di mela cotta, mentre i rossi sono più variabili, dal gusto dolciastro e più acidi.

Qual è la situazione in Italia?

L’Europa ha dato il via libera alla produzione e alla commercializzazione nel 2021, ma in Italia di fatto la procedura di dealcolazione è impossibile. Le aziende non possono produrre vino dealcolato e vengono sorpassate dai concorrenti per un vuoto normativo.

Si tratta di una problematica fiscale: non si sa come inquadrare l’etanolo sottratto al vino e la sua presenza fisica nelle cantine, che non sono distillerie.

In sintesi, il prodotto può circolare anche in Italia (come in tutta l’UE), ma i produttori italiani non possono produrlo.

Oltreoceano invece i vini dealcolati spopolano: “negli Stati Uniti, incubatore di tendenze specie tra i giovani, il mercato Nolo (no e low alcohol) vale già un miliardo di dollari” sostiene il segretario generale di Uiv, Paolo Castelletti.

Conclusione

Concordiamo con il fatto che i vini dealcolizzati rappresentino una rivoluzione nel mondo enologico, offrendo un’alternativa per chi ama il vino ma non può sempre concederselo.

Ma lo possiamo chiamare vino? Siamo di fronte allo stesso caso del caffè decaffeinato e della birra analcolica, all’inizio aspramente criticati, ma adesso parte integrante della spesa quotidiana di moltissime famiglie? *

Mentre si disquisisce su quale nome sia più adatto a definire i vini alcohol free e i produttori dibattono sull’opportunità di produrre questo segmento, secondo La Repubblica un italiano su tre è interessato al consumo di vini dealcolati.

Il team di GAG Wines

 

*Secondo un’indagine condotta da Bva Doxa per il Centro informazione birra (Cib) di AssoBirraun, un terzo dei consumatori italiani preferisce la birra analcolica a quella tradizionale.

 

Fonti: Fondazione Umberto Veronesi, Today Economia, IlSole24Ore, La Repubblica, Myalcolzero, Gambero Rosso